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Tag: Osteopostural

Fisiologia NeuroMuscolare

Janet G.Travell, David G.Simons _ Dolore Muscolare _ Diagnosi & Terapia, PUNTI TRIGGER.

Percezione del dolore

Per comprendere i meccanismi che possono essere responsabili dei fenomeni di dolore miofosciale, occorre conoscere le basi fondamentali dell’elaborazione dell’informazione sensitiva.

La percezione del dolore può avere un’origine esogena, con la mediazione della stimolazione dell’organo sensitivo terminale o di una tenninazione nervosa libera. li dolore può nascere internamente, come dolore centrale, o può essere periferico (dolore proiettato). L’ingresso sensitivo, da una data localizzazione, può essere male interpretato dalla corteccia, come un dolore di altra provenienza.

La trasmissione di sensazioni percepite come dolore attraverso il sistema nervoso centrale è un processo estremamente complesso. Le percezioni dolorose sono interconnesse con sensazioni non dolorose.

Il “segnale” algico viene trasformato almeno quattro volte, a quattro livelli nel suo percorso dal muscolo o dalla cute alla corteccia. La modulazione del segnale (correggendo la sua intensità verso l’alto o verso il basso) può avvenire: a livello del recettore che trasforma lo stimolo in un impulso nervoso; a livello del midollo spinale; nella rete delle stazioni di ripetizione (relay stations) tra il midollo spinale e la corteccia sensitiva (ad esempio il talamo); e nella corteccia sensitiva stessa.

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Malattie Neurologiche

Janet G.Travell, David G.Simons _ Dolore Muscolare _ Diagnosi & Terapia, PUNTI TRIGGER.

In generale, la malattia neurologica viene identificata dai deficit motori e sensitivi nella distribuzione topografica del nervo colpito e può essere quindi principalmente o motoria o sensitiva. l segni motori sono atrofia, debolezza, riflessi diminuiti o assenti, e reperti neuropatici acuti e/o cronici all’esame elettro-diagnostico.

Le alterazioni sensitive dovute a malattia neurologie, sono descritte come intorpidimento, formicolio, sensazioni urenti, sensazioni di punture, ed altre alterazioni della sensibilità. Il dolore proiettalo dai PT miofasciali, d’altro lato, è generalmente profondo ed intenso, ma occasionalmente viene percepito come trafittivo in modo estremamente acuto. Alcuni pazienti con PT si lamentano di perdita della sensibilità (intorpidimento) piuttosto che di dolore. La neuropatia sensitiva viene valutata con studi di conduzione dei nervi sensitivi.

La presenza di nevralgia trigeminale è identificata dal dolore parossistico, solitamente limitato alla distribuzione topografica di una branca del nervo trigemino. Il dolore è improvviso, acutamente lancinante e dura pochi secondi.

Analogamente la nevralgia del glossofaringeo è una nevralgia parossistica del nervo glossofaringeo paragonabile a quella del nervo trigemino. La nevralgia sfenopalatino è risolta dall’anestesia del ganglio sfenopalatino.

Malattia viscerale

I PT miofasciali attivi nei muscoli della parete addominale possono disturbare la funzione viscerale, in apparenza attraverso delle vie autonome; questi disturbi viscerali costituiscono gli effetti somatoviscerali. Viceversa. la malattia viscerale causa un effetto viscero somatico quando proietta dolore ai muscoli scheletrici ed attiva in essi PT satellite.

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Malattie Muscolo Scheletriche

Janet G.Travell, David G.Simons _ Dolore Muscolare _ Diagnosi & Terapia, PUNTI TRIGGER.

Tre categorie principali di malattia muscolo-scheletrica devono essere distinte dalle sindromi dei PT miofasciali: miopatie, artriti ed artrosi, ed infiammazione locale delle strutture muscolo-scheletriche,  come tendinite e borsite.

Miopatie

Le miopatie genetiche sono generalmente caratterizzate da debolezza non dolorosa dei muscoli prossimali; il dolore, se presente, è solitamente un disturbo minore. Nel caso dei PT miofasciali, il dolore è solitamente il disturbo principale.

La polimiosite e la dermatomiosite non sono rare.

La forma Polimiositica inizia come una debolezza indolore dei muscoli prossimali nell’85% circa dei casi. Le eccezioni si presentano con un notevole dolore alle natiche, nelle articolazioni e nei polpacci; il dolore spesso indica la presenza di artrite come manifestazione della polimiosite, o la combinazione della polimiosite con un’altra malattia del tessuto connettivo. Solo molto raramente si evidenzia una infezione sistemica. I livelli degli enzimi muscolari, come la creatininfosfochinasi (CPK) e LDH sono aumentati nella miosite ma sono normali nelle sindromi dei PT miofasciali, a meno che non vengano aumentati dalla necrosi secondaria all’infiltrazione intramuscolare di un anestetico locale a lunga azione.

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Punti trigger NoN-Miofasciali


Janet G.Travell, David G.Simons _ Dolore Muscolare _ Diagnosi & Terapia, PUNTI TRIGGER.

Punti trigger cutanei e cicatriziali

Alcuni studi (da Sinclair a Trommer e Gellman) non fanno pensare ad una costanza nelle distribuzioni topografiche spaziali del dolore proiettato dei PT cutanei, simile a come invece osservato per i PT miofasciali. Inoltre, in questi resoconti e nelle nostre stesse osservazioni, non c’era alcuna indicazione che le zone di proiezione dei PT cutanei abbiano relazione con le zone di proiezione dei PT nei muscoli sottostanti.

Nella nostra esperienza, i PT che riferiscono dolore urente, o dolore da puntura, o da trafittura lancinante, vengono solitamente trovati nelle cicatrici cutanee. Tali PT cutanei possono essere inattivati tramite infiltrazioni intradermiche precise di soluzione di procaina allo 0,5%, o con la ripetuta applicazione di un unguento a base di un anestetico locale, l’idrocloruro di dimetisoquina.

Punti trigger fasciali e lamentosi

Oltre ai PT presenti nella fascia e nei tendini dei muscoli, essi possono anche essere localizzati nelle capsule articolari e nei legamenti.Kellgren ha dimostralo sperimentalmente che l’epimisio fasciale del muscolo medio gluteo proiettava il dolore a distanza di parecchi centimetri quando veniva infiltrato, proiettava dolore alla parete mediale della caviglia e del collo del piede.

Travel ha segnalato una distorsione acuta della caviglia accompagnata da 4 PT nella capsula articolare, ognuno dei quali proiettava dolore alla caviglia e al piede. I PT miofasciali, che derivano da distorsione acute del ginocchio, caviglia, polso ed articolazione metacarpofalangea del pollice, causavano un dolore proiettato che veniva dapprima stimolato, e poi permanentemente risolto, infiltrando ogni PT con soluzione salina fisiologica. Leriche ha identificato dei PT legamentosi a seguito di frattura o distorsione; i PT rispondevano completamente a 5 o 6 infiltrazioni di anestetico locale. Gorrellha rivisto l’anatomia dei legamenti della caviglia ed ha descritto una tecnica per l’identificazione e l’infiltrazione dei PT legamentosi in questa articolazione.

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DIAGNOSI DIFFERENZIALE


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Punti Trigger MioFasciali

Per diagnosticare un PT MioFasciale attivo, occorre cercare:

  1. Una anamnesi di comparsa acuta, durante o poco dopo uno sforzo con sovraccarico, oppure la comparsa graduale del per un eccessivo carico sul muscolo colpito;
  2. Caratteristiche distribuzioni topografiche del dolore, proiettato dai PT miofasciali, specifiche per i singoli muscoli;
  3. Debolezza e limitazione della possibilità di movimento e di allungamento del muscolo affetto;
  4. Una bandeletta contratta e palpabile del muscolo colpito;
  5. Una specifica dolenzia focale alla pressione digitale (PT), nella bandeletta costituita da fibre muscolari contratte;
  6. Una risposta in rapida contrazione locale, suscitata dalla palpazione a scatto o dalla puntura di un punto dolente (PT);
  7. La riproduzione del dolore lamentato dal paziente. con la pressione sul punto dolente (PT) o con la precisa introduzione cli un ago:
  8. L’eliminazione dei sintomi con la terapia rivolta specificamente al muscolo colpito.

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Risposta alla Terapia Locale dei PT

Janet G.Travell, David G.Simons _ Dolore Muscolare _ Diagnosi & Terapia.

Una delle caratteristiche più importanti dei PT è la loro risposta alla terapia.

  1. Frequentemente, la risposta alla terapia specifica dei punti trigger miofasciali è la scomparsa immediata della dolenzia localizzata, del dolore proiettato, e della risposta in rapida contrazione locale, con progressiva cessazione della limitazione del movimento del muscolo. E’ meno probabile che sparisca immediatamente la connessione della bandeletta palpabile quando la sindrome miofasciale sia stata presente per molto tempo (mesi o anni); possono essere necessari parecchi trattamenti. Un’incompleta ripresa della normale possibilità di allungamento del muscolo, significa solitamente che vi è stata una risoluzione incompleta del dolore proiettato dai suoi PT.
  2. L’applicazione di impacchi caldi sul muscolo per alcuni minuti,  immediatamente dopo la terapia di allungamento e spruzzo ( strech and spray) o di infiltrazione locale, permette solitamente un ulteriore aumento nell’ampiezza del movimento. Questa applicazione aiuta anche a diminuire significativamente la dolenzia muscolare che segue la specifica terapia miofasciale.
  3. E’ molto più probabile che il sollievo dal dolore sia durevole, se il paziente muove tutti i muscoli trattati parecchie volte, in tutta la loro possibilità di movimento, alla fine di una sessione di terapia. Ciò “insegna” ai muscoli che la loro completa possibilità di movimento attivo è di nuovo disponibile, ed incoraggia il paziente ad usare questa potenzialità nel corso delle sue attività giornaliere. Se il paziente continua a controllare e a limitare il movimento del muscolo anche dopo il trattamento, è probabile che l’attività dei PT ed il dolore ricorrano.

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Adduzione e Abduzione DIFFERENZA!

Adduzione

Movimento di avvicinamento alla linea mediana. Per le dita, si tratta del movimento verso la linea mediana del dito medio. Per il pollice, è il movimento di avvicinamento, perpendicolare al palmo della mano. Per la mano, è la deviazione ulnare a livello del polso. Per il braccio, a livello della spalla, è il movimento sul piano frontale del gomito, dalla posizione di abduzione fino al fianco. Per la scapola, è la rotazione che volge in basso la fossa glenoidea, e che si verifica quando la scapola scivola sulla parete toracica, verso la linea mediana.

Abduzione

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Recettori dello STRESS della MANO

Kinesiologia Applicata 
FLOWCHART  MANUAL _ David Leaf 

Definizione

Trattasi di zone riflesse che “inibiscono” i muscoli. Si trovano sulla superficie di entrambe le mani; la mano destra controlla i muscoli del lato destro del corpo, quella sinistra il lato sinistro.

Procedimento

Si può eseguire la localizzazione terapeutica di queste zone usando come parametro qualsiasi muscolo forte. Se eseguite il test partendo da un muscolo debole, esercitate una pressione da 1,3 e 1,8 kg. sulla zona riflessa in senso lineare e verificare se il muscolo si rafforza.

Per il trattamento determinate qual’è la direzione che provoca l’indebolimento muscolare e quale la fase di respirazione che annulla la debolezza. Ripetete la procedura per 4–5 respirazioni.

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Recettori dello stress craniali

Kinesiologia Applicata 
FLOWCHART  MANUAL _ David Leaf 

Trattasi di zone riflesse situate sul cranio che “disattivano” i muscoli. Sono spesso presenti in caso di traumi distorsivi o di traumi diretti al cranio.

Se si picchietta un riflesso neurovascolare e il muscolo associato si indebolisce, significa che bisogna intervenire sul recettore dello stress associato. Potete eseguire una localizzazione terapeutica sul recettore dello stress avvalendovi di un qualunque muscolo indicatore forte.

Procedimento

1. Se partite da un muscolo debole, eseguite un challenge sul recettore dello stress per stabilire la direzione. Esercitate una pressione sul cranio lungo la linea indicata nelle tabelle e testate il muscolo per verificare se si è rafforzato.

2. Per eseguire il trattamento, determinate la direzione in cui il muscolo si indebolisce e la fase di respirazione che annulla l’indebolimento. Esercitate una pressione sulla cute del cranio nella direzione di indebolimento, durante la fase di respirazione che inibiva il riflesso.

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TECNICA DI ORIGINE E INSERZIONE muscolo debole

Kinesiologia Applicata 
FLOWCHART  MANUAL _ David Leaf

Storia

Questa è la tecnica originale messa a punto da George Goodheart per rafforzare un muscolo debole.

Fisiologia

Alcune micro-avulsioni del tendine nel suo punto di congiunzione con il periostio provocano l’indebolimento di un muscolo.

Trattamento

Esercitare delle pressioni forti e decise sul punto di origine/inserzione del muscolo debole in questione, per circa 30-60 secondi. Se vi era una micro-avulsione il muscolo dovrebbe risultare rafforzato.

Per favorire il processo di guarigione somministrare degli integratori a base di osso di vitello grezzo (fosfatasi).

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