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Risposta alla Terapia Locale dei PT

Janet G.Travell, David G.Simons _ Dolore Muscolare _ Diagnosi & Terapia.

Una delle caratteristiche più importanti dei PT è la loro risposta alla terapia.

  1. Frequentemente, la risposta alla terapia specifica dei punti trigger miofasciali è la scomparsa immediata della dolenzia localizzata, del dolore proiettato, e della risposta in rapida contrazione locale, con progressiva cessazione della limitazione del movimento del muscolo. E’ meno probabile che sparisca immediatamente la connessione della bandeletta palpabile quando la sindrome miofasciale sia stata presente per molto tempo (mesi o anni); possono essere necessari parecchi trattamenti. Un’incompleta ripresa della normale possibilità di allungamento del muscolo, significa solitamente che vi è stata una risoluzione incompleta del dolore proiettato dai suoi PT.
  2. L’applicazione di impacchi caldi sul muscolo per alcuni minuti,  immediatamente dopo la terapia di allungamento e spruzzo ( strech and spray) o di infiltrazione locale, permette solitamente un ulteriore aumento nell’ampiezza del movimento. Questa applicazione aiuta anche a diminuire significativamente la dolenzia muscolare che segue la specifica terapia miofasciale.
  3. E’ molto più probabile che il sollievo dal dolore sia durevole, se il paziente muove tutti i muscoli trattati parecchie volte, in tutta la loro possibilità di movimento, alla fine di una sessione di terapia. Ciò “insegna” ai muscoli che la loro completa possibilità di movimento attivo è di nuovo disponibile, ed incoraggia il paziente ad usare questa potenzialità nel corso delle sue attività giornaliere. Se il paziente continua a controllare e a limitare il movimento del muscolo anche dopo il trattamento, è probabile che l’attività dei PT ed il dolore ricorrano.

Equivoci comuni

  1. Che il dolore del punto trigger miofasciale sia di origine puramente psicogena. L’incapacità di riconoscere i segni ed i sintomi dei PT miofasciali, e la presenza dei normali reperti radiologici e di laboratorio, inducono molti medici a concludere erroneamente che non c’è alcuna base organica per i sintomi del paziente e che tali sintomi perciò debbano essere psicogeni.
  2. Che le sindromi miofasciali siano autolimitanti e guariscano da sole. Al meglio, un PT attivo può recedere spontaneamente per diventare un PT latente, in attesa di qualche stimolo banale che lo riattiverà. Può anche persistere indefinitamente come fonte di dolore proiettato, finché è inattivato dal trattamento.
  3. Che il dolore miofasciale non sia grave e non abbia bisogno di esser preso seriamente. Un nuotatore può annegare per un crampo muscolare prodotto da un PT miofasciale. Poiché tante persone ne sono afflitte, questo disturbo richiede uno spaventoso tributo al benessere umano e alla produttività. Il mal di schiena miofasciale è un’importante e non riconosciuta causa di disabilità lavorativa.
  4. Che il sollievo dal dolore con il trattamento dei PT miofasciali nei muscoli scheletrici escluda gravi malattie viscerali. Brevi applicazioni dello spruzzo refrigerante o infiltrazione di anestetici locali della zona di proiezione del dolore somatico di un viscere può temporaneamente diminuire il dolore da infarto miocardico, angina, e malattie addominali acute.
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