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Tag: PUNTI TRIGGER

Cefalea_Proiezione del Dolore

Janet G.Travell, David G.Simons _ Dolore Muscolare _ Diagnosi & Terapia, PUNTI TRIGGER

“Figura 1”

La cefalea dovuta a punti trigger attivi (PT) nel muscolo temporale è piuttosto comune, e viene descritta come un dolore percepito diffusamente nella tempia, sul sopracciglio, dietro l’occhio e in uno o tutti i denti superiori.

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Muscolo Temporale

Janet G.Travell, David G.Simons _ Dolore Muscolare _ Diagnosi & Terapia, PUNTI TRIGGER

“Cefalea temporale e mal di denti mascellare” 

La proiezione del dolore dai Punti Trigger (PT) del muscolo temporale copre principalmente la regione temporale, il sopracciglio, i denti superiori ed occasionalmente la mandibola e l’articolazione temporo-mandibolare (ATM); dai PT vengono anche proiettate dolenzia ed ipersensibilità dei denti superiori al caldo ed al freddo. Le connessioni anatomiche sono principalmente con l’osso temporale e la fascia nella fossa temporale, in alto, ed in basso con il processo coronoideo della mandibola. Le azioni di questo muscolo consistono principalmente nella chiusura delle mascelle. Le fibre posteriori e medie, se attivate bilateralmente, fanno retrarre la mandibola; unilateralmente, deviano la mandibola verso lo stesso lato. I sintomi sono: dolore sull’area temporale, spesso ipersensibilità e dolore sordo nei denti superiori, e qualche volta la consapevolezza del paziente di un contatto dentale precoce. L’attivazione dei Punti Trigger può essere dovuta a lunghi periodi di immobilizzazione mandibolare (in posizione aperta o chiusa), a brussismo, al digrignare i denti, ad una disarmonia occlusale, all’esposizione ad una corrente fredda direttamente sul muscolo affaticato, ed a trauma diretto sul muscolo.

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Fisiologia NeuroMuscolare

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Percezione del dolore

Per comprendere i meccanismi che possono essere responsabili dei fenomeni di dolore miofosciale, occorre conoscere le basi fondamentali dell’elaborazione dell’informazione sensitiva.

La percezione del dolore può avere un’origine esogena, con la mediazione della stimolazione dell’organo sensitivo terminale o di una tenninazione nervosa libera. li dolore può nascere internamente, come dolore centrale, o può essere periferico (dolore proiettato). L’ingresso sensitivo, da una data localizzazione, può essere male interpretato dalla corteccia, come un dolore di altra provenienza.

La trasmissione di sensazioni percepite come dolore attraverso il sistema nervoso centrale è un processo estremamente complesso. Le percezioni dolorose sono interconnesse con sensazioni non dolorose.

Il “segnale” algico viene trasformato almeno quattro volte, a quattro livelli nel suo percorso dal muscolo o dalla cute alla corteccia. La modulazione del segnale (correggendo la sua intensità verso l’alto o verso il basso) può avvenire: a livello del recettore che trasforma lo stimolo in un impulso nervoso; a livello del midollo spinale; nella rete delle stazioni di ripetizione (relay stations) tra il midollo spinale e la corteccia sensitiva (ad esempio il talamo); e nella corteccia sensitiva stessa.

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Malattie Neurologiche

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In generale, la malattia neurologica viene identificata dai deficit motori e sensitivi nella distribuzione topografica del nervo colpito e può essere quindi principalmente o motoria o sensitiva. l segni motori sono atrofia, debolezza, riflessi diminuiti o assenti, e reperti neuropatici acuti e/o cronici all’esame elettro-diagnostico.

Le alterazioni sensitive dovute a malattia neurologie, sono descritte come intorpidimento, formicolio, sensazioni urenti, sensazioni di punture, ed altre alterazioni della sensibilità. Il dolore proiettalo dai PT miofasciali, d’altro lato, è generalmente profondo ed intenso, ma occasionalmente viene percepito come trafittivo in modo estremamente acuto. Alcuni pazienti con PT si lamentano di perdita della sensibilità (intorpidimento) piuttosto che di dolore. La neuropatia sensitiva viene valutata con studi di conduzione dei nervi sensitivi.

La presenza di nevralgia trigeminale è identificata dal dolore parossistico, solitamente limitato alla distribuzione topografica di una branca del nervo trigemino. Il dolore è improvviso, acutamente lancinante e dura pochi secondi.

Analogamente la nevralgia del glossofaringeo è una nevralgia parossistica del nervo glossofaringeo paragonabile a quella del nervo trigemino. La nevralgia sfenopalatino è risolta dall’anestesia del ganglio sfenopalatino.

Malattia viscerale

I PT miofasciali attivi nei muscoli della parete addominale possono disturbare la funzione viscerale, in apparenza attraverso delle vie autonome; questi disturbi viscerali costituiscono gli effetti somatoviscerali. Viceversa. la malattia viscerale causa un effetto viscero somatico quando proietta dolore ai muscoli scheletrici ed attiva in essi PT satellite.

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Malattie Muscolo Scheletriche

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Tre categorie principali di malattia muscolo-scheletrica devono essere distinte dalle sindromi dei PT miofasciali: miopatie, artriti ed artrosi, ed infiammazione locale delle strutture muscolo-scheletriche,  come tendinite e borsite.

Miopatie

Le miopatie genetiche sono generalmente caratterizzate da debolezza non dolorosa dei muscoli prossimali; il dolore, se presente, è solitamente un disturbo minore. Nel caso dei PT miofasciali, il dolore è solitamente il disturbo principale.

La polimiosite e la dermatomiosite non sono rare.

La forma Polimiositica inizia come una debolezza indolore dei muscoli prossimali nell’85% circa dei casi. Le eccezioni si presentano con un notevole dolore alle natiche, nelle articolazioni e nei polpacci; il dolore spesso indica la presenza di artrite come manifestazione della polimiosite, o la combinazione della polimiosite con un’altra malattia del tessuto connettivo. Solo molto raramente si evidenzia una infezione sistemica. I livelli degli enzimi muscolari, come la creatininfosfochinasi (CPK) e LDH sono aumentati nella miosite ma sono normali nelle sindromi dei PT miofasciali, a meno che non vengano aumentati dalla necrosi secondaria all’infiltrazione intramuscolare di un anestetico locale a lunga azione.

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Punti trigger NoN-Miofasciali


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Punti trigger cutanei e cicatriziali

Alcuni studi (da Sinclair a Trommer e Gellman) non fanno pensare ad una costanza nelle distribuzioni topografiche spaziali del dolore proiettato dei PT cutanei, simile a come invece osservato per i PT miofasciali. Inoltre, in questi resoconti e nelle nostre stesse osservazioni, non c’era alcuna indicazione che le zone di proiezione dei PT cutanei abbiano relazione con le zone di proiezione dei PT nei muscoli sottostanti.

Nella nostra esperienza, i PT che riferiscono dolore urente, o dolore da puntura, o da trafittura lancinante, vengono solitamente trovati nelle cicatrici cutanee. Tali PT cutanei possono essere inattivati tramite infiltrazioni intradermiche precise di soluzione di procaina allo 0,5%, o con la ripetuta applicazione di un unguento a base di un anestetico locale, l’idrocloruro di dimetisoquina.

Punti trigger fasciali e lamentosi

Oltre ai PT presenti nella fascia e nei tendini dei muscoli, essi possono anche essere localizzati nelle capsule articolari e nei legamenti.Kellgren ha dimostralo sperimentalmente che l’epimisio fasciale del muscolo medio gluteo proiettava il dolore a distanza di parecchi centimetri quando veniva infiltrato, proiettava dolore alla parete mediale della caviglia e del collo del piede.

Travel ha segnalato una distorsione acuta della caviglia accompagnata da 4 PT nella capsula articolare, ognuno dei quali proiettava dolore alla caviglia e al piede. I PT miofasciali, che derivano da distorsione acute del ginocchio, caviglia, polso ed articolazione metacarpofalangea del pollice, causavano un dolore proiettato che veniva dapprima stimolato, e poi permanentemente risolto, infiltrando ogni PT con soluzione salina fisiologica. Leriche ha identificato dei PT legamentosi a seguito di frattura o distorsione; i PT rispondevano completamente a 5 o 6 infiltrazioni di anestetico locale. Gorrellha rivisto l’anatomia dei legamenti della caviglia ed ha descritto una tecnica per l’identificazione e l’infiltrazione dei PT legamentosi in questa articolazione.

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DIAGNOSI DIFFERENZIALE


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Punti Trigger MioFasciali

Per diagnosticare un PT MioFasciale attivo, occorre cercare:

  1. Una anamnesi di comparsa acuta, durante o poco dopo uno sforzo con sovraccarico, oppure la comparsa graduale del per un eccessivo carico sul muscolo colpito;
  2. Caratteristiche distribuzioni topografiche del dolore, proiettato dai PT miofasciali, specifiche per i singoli muscoli;
  3. Debolezza e limitazione della possibilità di movimento e di allungamento del muscolo affetto;
  4. Una bandeletta contratta e palpabile del muscolo colpito;
  5. Una specifica dolenzia focale alla pressione digitale (PT), nella bandeletta costituita da fibre muscolari contratte;
  6. Una risposta in rapida contrazione locale, suscitata dalla palpazione a scatto o dalla puntura di un punto dolente (PT);
  7. La riproduzione del dolore lamentato dal paziente. con la pressione sul punto dolente (PT) o con la precisa introduzione cli un ago:
  8. L’eliminazione dei sintomi con la terapia rivolta specificamente al muscolo colpito.

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Risposta alla Terapia Locale dei PT

Janet G.Travell, David G.Simons _ Dolore Muscolare _ Diagnosi & Terapia.

Una delle caratteristiche più importanti dei PT è la loro risposta alla terapia.

  1. Frequentemente, la risposta alla terapia specifica dei punti trigger miofasciali è la scomparsa immediata della dolenzia localizzata, del dolore proiettato, e della risposta in rapida contrazione locale, con progressiva cessazione della limitazione del movimento del muscolo. E’ meno probabile che sparisca immediatamente la connessione della bandeletta palpabile quando la sindrome miofasciale sia stata presente per molto tempo (mesi o anni); possono essere necessari parecchi trattamenti. Un’incompleta ripresa della normale possibilità di allungamento del muscolo, significa solitamente che vi è stata una risoluzione incompleta del dolore proiettato dai suoi PT.
  2. L’applicazione di impacchi caldi sul muscolo per alcuni minuti,  immediatamente dopo la terapia di allungamento e spruzzo ( strech and spray) o di infiltrazione locale, permette solitamente un ulteriore aumento nell’ampiezza del movimento. Questa applicazione aiuta anche a diminuire significativamente la dolenzia muscolare che segue la specifica terapia miofasciale.
  3. E’ molto più probabile che il sollievo dal dolore sia durevole, se il paziente muove tutti i muscoli trattati parecchie volte, in tutta la loro possibilità di movimento, alla fine di una sessione di terapia. Ciò “insegna” ai muscoli che la loro completa possibilità di movimento attivo è di nuovo disponibile, ed incoraggia il paziente ad usare questa potenzialità nel corso delle sue attività giornaliere. Se il paziente continua a controllare e a limitare il movimento del muscolo anche dopo il trattamento, è probabile che l’attività dei PT ed il dolore ricorrano.

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PT miofasciali – Termini solitamente sinonimi

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La letteratura è meno fuorviante se i seguenti termini, che sono stati sistematicamente utilizzati come sinonimi di PT miofasciali, vengono distinti da quelli che sono resi oscuri da multipli significati.

Muskelschwiele. Nel 1843, Froriep utilizzò questo termine per descrivere l’indurimento palpabile trovato nei muscoli di pazienti che soffrivano di “reumatismo”. Fu comune nella letteratura tedesca per più di mezzo secolo.

Reumatismo muscolare. Questo termine è stato di uso comune nella lingua inglese, ed anche in quella tedesca, come “Muskelrheunatismus”, alla fine del XIX secolo e in questo secolo. Questi termini sono riferiti ad aree dolenti e palpabili nel muscolo ed a problemi clinici di dolore, sono alleviati dal trattamento locale dell’area dolente del muscolo. Negli ultimi 50 anni, il termine è stato solitamente limitato alla situazione che noi definiamo come PT miofasciali.

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Rassegna Storica – Diagnosi & Terapia, PUNTI TRIGGER

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Perché un problema così comune e così serio dovrebbe essere trascurato dalla medicina moderna?

Uno sguardo alla letteratura del passato aiuta a rispondere a questa domanda.

La letteratura sulle sindromi del dolore muscolare è molto ampia e spesso induce il lettore in confusione; vengono utilizzati molti termini che si riferiscono solo a una parte del quadro clinico dei punti trigger Miofasciali, e spesso tratta anche di altre patologie. Molti autori hanno fornito vari pezzi a questo “puzzle”, ma pochi hanno elaborato il quadro completo. Due pezzi “chiave” del quadro, che rimangono controversi sono la fisiopatologia del PT stesso, e l’eziologia delle bandelette palpabili. L’interesse clinico nel dolore di origine muscolare è aumentato e diminuito negli anni, mentre si sono susseguiti nuovi nomi e nuovi concetti causali, come “calli muscolari” per individuare dei focolai muscolari occasionalmente dolenti che venivano percepiti come cordoni tendinei o larghe bandelette e che erano collegati con importanti sintomi di dolore reumatico. Il nome e il concetto di essudazione seriosa furono concettualmente integrati da autori successivi, che, attribuivano tali cambiamenti al reumatismo muscolare o alla febbre reumatica.

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